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giovedì 1 aprile 2021

Brutta sorpresa nell'uovo di Pasqua: la psicosetta non c'è


Commento di Raffaella Di Marzio a un recente caso di cronaca


Da diverso tempo i media, istigati dalla trasmissione Chi l'ha visto? si stanno occupando della storia di due giovani, che si sono allontanati da casa volontariamente, definendoli, senza alcun apparente motivo, "scomparsi": Alessandro e Stefano, che non si conoscono e che abitano in due diverse città, Sassuolo e Piacenza. 

Il fatto che siano "scomparsi"  è una pura invenzione, in quanto entrambi i giovani, maggiorenni, si sono allontanati dalla propria casa volontariamente.  Alessandro è andato via di casa con uno zainetto in spalla il 5 dicembre 2020 senza dare spiegazioni, nonostante il padre abbia cercato di impedirglielo, e Stefano se n'è andato  di casa nel febbraio 2021 lasciando un biglietto con queste parole So che non capirete il mio gesto“.

Il 18 febbraio 2021 qualcuno, che evidentemente è spettatore assiduo di Chi l'ha visto? dice di aver visto i due giovani, vestiti in modo simile, alla stazione di Milano e li fotografa. Immediatamente i genitori di entrambi i ragazzi dichiarano che si tratta dei loro figli, meravigliandosi che i due stessero insieme perché non si conoscevano.

Come spiegare questa situazione? Per dare significato a questo puzzle, che ormai sembra pressoché completato, arrivano gli esperti che cominciano il loro pellegrinaggio di trasmissione in trasmissione, di rivista in rivista, rilasciando interviste e pareri legali per supportare il seguente teorema: i due, immortalati dalla foto alla stazione di Milano, in realtà si trovano nello stesso posto e sono vestiti nello stesso modo perché sono entrati nella stessa setta. La "diagnosi" è ancora più dettagliata perché gli esperti plurilaureati e pluridecorati illuminano di saggezza gli studi televisivi identificando perfino il tipo di setta che ha "accalappiato" le due giovani vittime: una psicosetta. 

A sostegno di questo dotto parere ci sono due informazioni che provengono da una delle due madri: la prima è che suo figlio stava leggendo un libro: “Il potere del cervello quantico“, e la seconda è che spesso diceva di dover  “imparare a crescere da solo“. 

Secondo gli autorevoli esperti questi due elementi indicano con certezza che dietro alla "scomparsa" dei due giovani c'è una psicosetta plagiatrice che li ha manipolati mentalmente. Un pericolo che è in agguato ovunque, una sorta di "furto organizzato"  dei nostri figli, ingenui, sprovveduti e imperfetti.

A questo punto, nel corso di innumerevoli interviste identiche a sé stesse, e in una quantità considerevole di riviste e testate online compare la notizia che perfino gli inquirenti hanno avanzato l’ipotesi che i due giovani siano stati manipolati  mentalmente da una psico-setta.

Dopo mesi di panico morale e diffusione di notizie inventate finalmente oggi è arrivata la sorpresa: uno dei due giovani fotografato alla stazione di Milano si è riconosciuto e ha telefonato in trasmissione per spiegare chi è e che i due fotografati sono lui e un suo amico, non Stefano e Alessandro.

Ora sappiamo che i due non sono scomparsi, non si conoscono, non vestono nello stesso modo, non si sa dove siano andati e, soprattutto, non si comprende dove sia finita la psicosetta nella quale sarebbero stati plagiati. In realtà non esiste neanche quella.

Il 17 aprile 2021 il cadavere di Stefano Barilli viene ritrovato nel Po. Ha lasciato un biglietto nel quale manifestava la sua intenzione. Di Alessandro Venturelli, invece, andato via da casa il 5 Dicembre dopo una lite con i genitori, nessuna notizia.

Questo recente episodio dimostra come decenni di panici morali orchestrati ad arte non hanno insegnato nulla ai profeti di sventura che vedono in ogni scelta libera e consapevole un'offesa allo status quo, perché le persone devono essere tutte uguali e pensare tutte nello stesso modo, devono rimanere nelle loro famiglie anche se hanno qualche motivo per lasciarle, e, se ciò avviene, deve essere per un motivo accettabile per un certo tipo di mentalità massificata che grida contro la manipolazione mentale, ma che è il veicolo peggiore di essa. 

Quello che è avvenuto in questi mesi è un esempio da manuale di manipolazione mentale operato dai media nei riguardi dei lettori e telespettatori che ancora si affidano a questi strumenti per aderire a idee e opinioni confezionate ad arte, senza fare mai uso del proprio senso critico.

La cosa peggiore di questo, e molti altri casi simili, è che la propaganda antisette, da decenni, si serve del dolore di genitori e figli, di mariti e mogli, di fratelli e sorelle, per usarlo come strumento di conferma della propria propaganda.

Nessun rispetto e attenzione per la scelta di due giovani, nessuna considerazione per i genitori preoccupati perché i propri figli hanno abbandonato la loro casa. Invece di cercare nelle "sette" la ragione di questo dolore, il rispetto e la condivisione della sofferenza  di questi genitori avrebbe dovuto spingere gli autorevoli esperti a cercare più da vicino, dentro quelle famiglie, dove forse risiede la ragione della fuga dei due giovani, ma anche la possibilità  del loro ritorno, nel momento in cui qualcuno si preoccuperà più delle persone coinvolte e meno delle proprie apparizioni televisive. 

Il ritorno di giovani come questi (uno dei quali purtroppo ha scelto di porre fine alla sua vita) potrebbe essere possibile quando si ricostruirà quel legame familiare che si è spezzato per ragioni che, probabilmente, si trovano al suo interno. Ciò che conta è che i genitori, e i figli, riconoscano la dignità dell'altro e il suo diritto inalienabile ad autodeterminarsi. Se le scelte non sono condivise, l'affetto e il rispetto possono però rimanere, se nessuno cerca di soggiogare, ricattare o sfruttare  l'altro.

Dinamiche purtroppo molto frequenti nelle famiglie di tutti i ceti sociali, dalle quali spesso qualcuno cerca di fuggire perché la parola "famiglia" ha perso ogni consistenza e valore. Il vero problema è questo, non le "sette".

domenica 25 febbraio 2018

Dieci anni dopo ...

Sono passati più di tre anni dall'ultimo post di questo Blog, da me aperto nel 2008,  dopo il sequestro preventivo di quello che era il mio sito: dimarzio.it

Il Sito dimarzio.it, dissequestrato dopo 40 giorni,  è stato in seguito sostituito da dimarzio.info

Le vicende relative al processo contro il gruppo Arkeon, con il quale ero in contatto per motivi di studio, sono rintracciabili nel web (LINK) e anche in questo blog, per cui non mi soffermo a ricostruire tutto il caso, che ho anche segnalato nel 2013 all'OSCE,  come esempio emblematico di discriminazione di una comunità antropologico-spirituale, verificatosi in un Paese come l'Italia la cui Costituzione sancisce il diritto alla libertà di religione, credo e coscienza.

La mia dichiarazione pubblica, attraverso un articolo del mio sito, nella quale sostenevo che Arkeon a me non sembrava una "setta" e criticavo la metodologia operativa di altri e il loro approccio allo studio di questo caso, e l'apertura sul mio sito di un forum di discussione sul gruppo, hanno avuto conseguenze del tutto inimmaginabili in un Paese che si definisce "democratico": prima il sequestro preventivo del mio sito e un avviso di garanzia e, in seguito, esposti e querele pretestuose da parte di persone e associazioni antisette italiane, i cui esiti oggi posso finalmente comunicare a chiunque sia interessato.

L'archiviazione del procedimento contro di me (Scarica il documento) è stata firmata dal Giudice, su richiesta del pm, il giorno 8 marzo 2011.

Il giorno 8 febbraio 2011 Lorita Tinelli sporgeva  due querele, presso il Tribunale di Lecce, contro sei persone tra le quali la sottoscritta.

Per quanto riguarda la prima, il giorno 17 maggio 2017 Cesap e Lorita Tinelli hanno rimesso la querela (N. 1630/13 R.G.T., N.3131/12 R.G.N.R.  N. 1232/17,  Reg. Sent. depositata ii 17/05/2017): 
Visti gli artt. 531 c.p.p. e 152 c.p. il giudice ha pronunciato declaratoria di improseguibilità dell'azione penale per intervenuta remissione di querela. Dichiara non doversi procedere nei confronti di (omissis) Di Marzio Raffaella, (omissis), (omissis), (omissis), (omissis), per essere il reato loro ascritto estinto per remissione di querela.


Il procedimento contro di me, intentato con la seconda querela, è stato stralciato e poi è stato archiviato dal giudice su richiesta del p.m. il 20 luglio 2015. 


Infine, in seguito ad una mia querela per diffamazione (art. 416,417 c.c.p., 130 D.Lv 271/89), il sostituto procuratore del Tribunale di Foggia il 22 febbraio 2017 ha disposto il rinvio a giudizio di Lorita Tinelli, che è imputata presso il Tribunale di Foggia dal 22 febbraio 2017 (n. 6115/14). 

Nell'udienza del 9 Aprile 2019 il giudice del Tribunale di Foggia ha rigettato la questione d’incompetenza territoriale, sollevata dalla difesa, che chiedeva di spostare il procedimento a Bari, disponendo procedersi oltre, per l’intero grado di giudizio, avanti a sé.

SETTEMBRE 2021 -   PRESCRIZIONE


Purtroppo le lungaggini del nostro sistema giudiziario (avvisi di notifica non pervenuti, malattie improvvise, e, in fase finale, la pandemia) hanno fatto sì che gli imputati si siano potuti sottrarre a un giudizio effettivo grazie a una "sentenza di non doversi procedere perché i reati sono estinti per prescrizione" (Tribunale ordinario di Foggia N. 6115/2014 R.G.N.R., N. 480/2018 R.G Trib., sentenza del 13 settembre 2021), come prevede il nostro ordinamento.  Tuttavia, il giudice, chiamato alla valutazione delle prove presentate dai miei avvocati sulla base delle quali avevo denunciato per diffamazione, non ha potuto non rilevare che le mie accuse non erano infondate. 


Infatti, l’art. 129 c.p. p., citato nella sentenza, espressamente prevede che «quando ricorre la causa di estinzione del reato (nel mio caso la prescrizione), ma dagli atti risulta evidente che il fatto non sussiste o che l’imputato non lo ha commesso o che il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato, il giudice pronuncia sentenza di assoluzione o di non luogo a procedere con la formula prescritta».


Nella sentenza appare chiaro che non solo il giudice non ha rilevato l’insussistenza del reato, ma egli espressamente afferma: «appare chiaro che, nel caso di specie, le risultanze istruttorie, non solo orali ma anche documentali avrebbero richiesto una comparazione e una valutazione più approfondita da parte di questo giudice».


Certo, sarebbe stato un bel gesto se chi protesta la sua innocenza e  si ritiene oggetto di "querele temerarie" avesse rinunciato alla prescrizione nella certezza di poter dimostrare in tribunale la propria estraneità ai fatti contestati. 


Mi chiedo se, tuttavia, anche questo non significhi  qualcosa …



sabato 14 giugno 2014

Libertà religiosa. Il convegno della FCEI e della CCERS al Senato


Roma (NEV), 11 giugno 2014 - "Come negli eventi passati, anche questa volta siamo stati incoraggiati a proseguire nel nostro impegno per la libertà religiosa in Italia", ha dichiarato con soddisfazione il pastore Massimo Aquilante, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), a conclusione del convegno "Lalibertà religiosa nell'Italia multiculturale", promosso dalla FCEI e dalla Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (CCERS), tenutosi il 9-10 giugno, in Senato. "Un incoraggiamento - ha proseguito Aquilante - sia a seguire da vicino l'elaborazione della legge sulla libertà religiosa, sia a promuovere altri appuntamenti di merito e di studio".

Dopo l’introduzione al convegno del presidente Massimo Aquilante, i professori Enzo Pace (Padova) e Paolo Naso (Roma) hanno affrontato il tema dal punto di vista sociologico e politologico, mentre Sara Domianello(Catania) e Alessandro Ferrari (Insubria) da quello giuridico, nella primasessione moderata da Maria Bonafede. Ne è risultato un quadro complesso, nel quale la pluralità delle religioni in Italia è accompagnata da un'ulteriore varietà interna ad ogni religione: dagli ortodossi agli evangelici, dai musulmani ai sikh. Accanto al dato della varietà è emerso contemporaneamentequello dell’analfabetismo religioso degli italiani, la maggioranza dei quali mantiene una rappresentazione del Paese ancorata all’idea dell’unica religione dominante, quella cattolico-romana.

Un fenomeno così articolato, che pone strutture ecclesiastiche istituzionali di tipo “verticale” accanto ad altre “orizzontali”, il modello episcopale accanto a quello congregazionalista, rende urgente una rinnovata elaborazione da parte del legislatore. Il modello giuridico sinora adottato dall’Italia repubblicana, che ha prodotto ad oggi le intese con alcune chiese ecomunità religiose, non è infatti sufficiente per dare soddisfazione dell’attuale realtà religiosa. E' divenuta urgente una legge sulla libertà religiosa. Le difficoltà per raggiungere tale obiettivo sono da rintracciare nella debolezza delle istituzioni politiche dell’Italia, ovvero proprio degli attori predisposti all’atto legislativo. Si rende quindi necessario un lavoro congiunto, tanto istituzionale quanto sociale.

La seconda sessione, nella mattinata del 10 giugno,dopo il saluto del sottosegretario alle riforme e ai rapporti con il Parlamento, Ivan Scalfarotto, ha messo a confronto i rappresentanti delle chiese e dei gruppi religiosi. Giuseppe Pasta della Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni, Maria Angela Falà dell’Unione buddhista italiana, Carmine Napolitano della Facoltà pentecostale di Scienze religiose, Gabriel Ionita della Chiesa ortodossa rumena d’Italia, Alessandro Ahmad Paolantoni per l'Unione delle comunità islamiche d'Italia, Ilaria Valenzi per la FCEI.

Presieduta da Dora Bognandi, la sessione ha mostrato come le difficoltà che le comunità di fede vivono nell'attuale situazione giuridica nel Paese, siano comuni a tutte le confessioni intervenute. Cristiani, buddisti e musulmani indicano le stesse criticità: nell'apertura di luoghi di culto spesso ostacolata da normative locali o regionali; nella definizione e nel riconoscimento dei ministri di culto; nelle procedure per l'ottenimento della personalità giuridica; nella cura spirituale in carceri e ospedali, oggi non garantita. Difficoltà che si devono alla mancanza di un chiaro quadro diriferimento e che, nel caso dell'apertura di luoghi di culto, colpiscono anche confessioni dotate di un'Intesa. Valenzi nel suo intervento ha ricordato come libertà religiosa e cittadinanza entrino nello stesso quadro di una democrazia che si vuole più matura. Di sostegno è stato l’intervento del prefetto Giovanna Iurato del Ministero degli interni, Direzione centrale per gli affari di culto,rallegrandosi per il percorso promosso negli anni dalla FCEI e sostenendo il prosieguo di tali iniziative.

La terza sessione si è aperta col saluto di Pietro Grasso, presidente del Senato, che ha invitato a lavorare in vista di un“comune pensiero”. Alla presenza anche del Governo, nella persona di Anna Nardini, membro della Commissione per le intese con le confessioni religiose,la tavola rotonda è stata introdotta dall’intervento di Roberto Zaccaria, che ha mostrato i tentativi delle passate legislature e lo status quo della legge in preparazione. Ad esso è seguito l’intervento di Valdo Spini che ha dato testimonianza dei risultati raggiunti in passato e delle prospettive da seguire in futuro. Sotto la moderatura di Gian Mario Gillio, la tavola rotonda ha visto gli interventi degli esponenti politici: Alberto Airola (M5S), Vannino Chiti(PD), Sergio Divina (Lega Nord), Luigi Lacquaniti (SEL), Lucio Malan (ForzaItalia).

Gli interventi politici hanno mostrato e confermato l'attenzione per il tema, la coscienza dell'urgenza di intervento e la volontà di porre rimedio con una nuova legge. Al contempo è emersa una sfiducia nell’attuale Parlamento (Airola), e la negazione del problema stesso adducendo la tesi che l’attuale legislazione italiana sia di per sé già ben attrezzata e sufficiente a garantire la libertà religiosa (Divina). Più fiduciosi Lacquaniti, Chiti e Malan, che lasciano intendere allo stesso tempo della necessità di procedere con pragmatismo, passo dopo passo.