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domenica 16 febbraio 2014

Dialogo e studio dei gruppi settari (Traduzione)


Traduzione dell'articolo: 

Dialogue and Cultic Studies: Why Dialogue Benefits the Cultic Studies Field. A Message From the Directors of ICSA 

(ICSA Today, vol.4, n.3, 2013, pp.2-7)



A cura di Simonetta Po

http://www.icsahome.com/aboutus/benefitsofdialogue

NB. Questa è una traduzione in italiano dalla versione originale in inglese. Per eventuali incertezze sulla correttezza del testo si faccia riferimento alla versione inglese originale.

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Da alcuni anni l'ICSA, la più importante organizzazione al mondo che si occupa, da oltre 30 anni, dello studio e dell'assistenza relativa al cosiddetto fenomeno dei "culti", sta cercando di facilitare la comunicazione tra le diverse prospettive presenti al suo interno, anche attraverso i convegni annuali che organizza sia in Europa che negli USA.

I direttori dell'ICSA hanno scelto di trattare questo argomento anche nella rivista ufficiale dell'organizzazione, in particolare nell'articolo che apre l'ultimo numero: Dialogue and Cultic Studies: Why Dialogue Benefits the Cultic Studies Field.  A Message From the Directors of ICSA  (ICSA Today, vol.4, n.3, 2013, pp.2-7).

L'articolo, in lingua inglese, è disponibile ora anche in lingua italiana

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Il dialogo e lo studio del settarismo [Cultic Studies]: perché il dialogo è propedeutico allo studio dei gruppi settari


Messaggio dei direttori di ICSA [International Cultic Studies Association]

Nei suoi quasi trentacinque anni di storia, l’impegno della International Cultic Studies Association (ICSA – in precedenza American Family Foundation, AFF) è sempre andato a favore della libertà di espressione, della libertà di pensiero, dell’apertura e del dialogo. Negli ultimi quindici anni tutto il grande network ICSA ha visto aumentare l’apprezzamento di questi valori. Il cambiamento è evidente in modo particolare ai convegni annuali dell’organizzazione, dove i partecipanti possono ora scegliere se accettare, respingere o approfondire lo studio di un panorama di punti di vista molto più ampio di quanto fosse possibile 30 anni fa. Desideriamo riflettere su questi cambiamenti così che altri possano meglio comprendere e apprezzare sia i motivi per cui accogliamo opinioni diverse, sia i motivi per cui è possibile stimare e rispettare persone con opinioni opposte alle nostre.

Storicamente, l’ambito di studio sul settarismo ha visto polarizzazioni di pensiero e un modo di ragionare in “bianco e nero”. Gli esordi del settore hanno vissuto divisioni in parte scaturite da: a)  la forte intensità dell’impatto emotivo che l’affiliazione a un gruppo settario aveva su alcune persone e b) le reazioni di alcuni accademici alla deprogrammazione e alle proposte per una legge di tutela che permettesse ai genitori l’autorizzazione legale ad allontanare forzatamente i figli adulti da certi gruppi.

Fin dagli anni ’70, quando il settore era nuovo e il termine studi sul settarismo non veniva ancora  usato, si sono creati due schieramenti nettamente delineati: il cosiddetto “movimento antisette” (ACM) da una parte, e un gruppo di interesse di accademici, i cosiddetti “pro-sette”, dall’altra. Entrambi gli schieramenti vedevano la partecipazione di professionisti dell’aiuto (soprattutto di salute mentale, ma anche alcuni rappresentanti del clero), sebbene la maggioranza propendesse per l’ACM poiché era a loro che le famiglie e gli ex membri danneggiati dalle sette si rivolgevano per chiedere aiuto.


Alcuni definivano i due schieramenti  come “critici” e “simpatizzanti”, poiché le differenze non erano poi così nette e caricaturali come gli stereotipi di entrambe le parti usavano descrivere gli oppositori (Langone, 2005). [continua ...]

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