Traduzione dell'articolo:
Dialogue and Cultic Studies: Why Dialogue Benefits the Cultic Studies Field. A Message From the Directors of ICSA
(ICSA Today, vol.4, n.3, 2013, pp.2-7)
A cura di Simonetta Po
NB. Questa è una traduzione in italiano dalla versione
originale in inglese. Per eventuali incertezze sulla correttezza del testo si
faccia riferimento alla versione inglese originale.
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Da alcuni anni l'ICSA, la più importante organizzazione
al mondo che si occupa, da oltre 30 anni, dello studio e dell'assistenza relativa al cosiddetto fenomeno dei "culti", sta cercando di
facilitare la comunicazione tra le diverse prospettive presenti al suo interno, anche attraverso i convegni annuali
che organizza sia in Europa che negli USA.
I direttori dell'ICSA hanno scelto di trattare questo
argomento anche nella rivista ufficiale dell'organizzazione, in particolare nell'articolo che apre
l'ultimo numero: Dialogue and Cultic Studies: Why Dialogue Benefits the
Cultic Studies Field. A Message From the Directors of ICSA (ICSA Today, vol.4,
n.3, 2013, pp.2-7).
L'articolo, in lingua inglese, è disponibile ora anche in lingua italiana
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Il dialogo e lo studio del settarismo [Cultic Studies]:
perché il dialogo è propedeutico allo studio dei gruppi settari
Messaggio dei direttori di ICSA [International Cultic
Studies Association]
Nei suoi quasi trentacinque anni di storia, l’impegno della
International Cultic Studies Association (ICSA – in precedenza American Family
Foundation, AFF) è sempre andato a favore della libertà di espressione, della
libertà di pensiero, dell’apertura e
del dialogo. Negli ultimi quindici anni tutto il grande network ICSA ha visto
aumentare l’apprezzamento di questi valori. Il cambiamento è evidente in modo
particolare ai convegni annuali dell’organizzazione, dove i partecipanti
possono ora scegliere se accettare, respingere o approfondire lo studio di un
panorama di punti di vista molto più ampio di quanto fosse possibile 30 anni
fa. Desideriamo riflettere su questi cambiamenti così che altri possano meglio
comprendere e apprezzare sia i motivi per cui accogliamo opinioni diverse, sia
i motivi per cui è possibile stimare e rispettare persone con opinioni opposte
alle nostre.
Storicamente, l’ambito di studio sul settarismo ha visto polarizzazioni di pensiero e un modo
di ragionare in “bianco e nero”. Gli esordi del settore hanno vissuto divisioni
in parte scaturite da: a) la forte
intensità dell’impatto emotivo che l’affiliazione a un gruppo settario aveva su
alcune persone e b) le reazioni di alcuni accademici alla deprogrammazione e
alle proposte per una legge di tutela che permettesse ai genitori
l’autorizzazione legale ad allontanare forzatamente i figli adulti da certi
gruppi.
Fin dagli anni ’70, quando il settore era nuovo e il termine
studi sul settarismo non veniva ancora
usato, si sono creati due schieramenti nettamente delineati: il
cosiddetto “movimento antisette” (ACM) da una parte, e un gruppo di interesse
di accademici, i cosiddetti “pro-sette”, dall’altra. Entrambi gli schieramenti
vedevano la partecipazione di professionisti dell’aiuto (soprattutto di salute
mentale, ma anche alcuni rappresentanti del clero), sebbene la maggioranza
propendesse per l’ACM poiché era a loro che le famiglie e gli ex membri
danneggiati dalle sette si rivolgevano per chiedere aiuto.
Alcuni definivano i due schieramenti come “critici” e “simpatizzanti”, poiché le
differenze non erano poi così nette e caricaturali come gli stereotipi di
entrambe le parti usavano descrivere gli oppositori (Langone, 2005). [continua ...]
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