L'invenzione del non profit tra disinformazione e inganni
Libro di Giovanni Moro, figlio di Aldo Moro
Tratto da Editori Laterza
"Malgrado la intenzione di riconoscere e premiare le attività svolte rispetto ad altri elementi distintivi, ciò che la legge privilegia sono in realtà requisiti che rientrano perfettamente nel tradizionale, ossessivo, formalismo giuridico che soffoca il nostro paese, e che poco o nulla hanno a che fare con ciò che viene realizzato.
Nel caso degli enti di tipo associativo non c’è nemmeno una delle caratteristiche definitorie che riguardi l’attività svolta; nel caso delle Onlus ce n’è, più o meno, una su dieci, per quanto importante. Le cose davvero rilevanti, è evidente, sono quelle che stanno scritte negli statuti e in altri documenti ufficiali, non quelle che avvengono nella realtà.
Anche sul piano dei controlli, non solo in linea di fatto ma anche in linea di principio, ciò che è previsto sono controlli sui bilanci, non sul tipo di attività, o sulla sua effettiva utilità sociale e, soprattutto, sulla sua efficacia.
Il secondo elemento critico sta nel fatto che certi tipi di enti (come le associazioni di volontariato o, a certe condizioni, le associazioni di promozione sociale) sono riconosciuti come Onlus a prescindere da quello che fanno: sono «Onlus di diritto». Ciò significa che una organizzazione di volontariato che promuove tornei di scacchi (non per disabili, non per migranti, non per persone in difficoltà) è riconosciuta come una Onlus, mentre un’associazione che difende i diritti dei clienti delle banche che non riescono a pagare i mutui no.
Questa idea che qualcuno sia «di utilità sociale» di diritto e non che si riconosca la utilità sociale, a parità di condizioni, come un dato di fatto, è fuori di ogni logica, tranne, forse, quella impazzita dell’amministrazione italiana" (Continua).
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