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venerdì 20 luglio 2012

Un altro frutto amaro della Fabbrica del terrore anti-sette

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Clamorosa svolta ieri in Tribunale a Bari: delegittimato dalla stessa Magistratura il teorema della “più estesa psicosetta mai esistita in Italia”, Vito Carlo Moccia assolto da tutte le accuse, l’unica imputazione sanzionata dal Tribunale è legata alla mancata iscrizione all’Albo degli Psicologi.


Bari, 17 luglio 2012 – È stata definita ieri la sentenza di primo grado relativa al processo Arkeon. Vito Carlo Moccia, principale imputato, è stato assolto da tutti i capi d’imputazione a esclusione dell’associazione per delinquere finalizzata all’abuso di professione psicologica, dovuta alla scelta di non iscriversi all’Albo. Sono risultate infondate le accuse di maltrattamenti, truffa, violenza privata, procurato stato di incapacità e calunnia, a testimonianza della totale strumentalizzazione mediatica del processo, già evidenziata a suo tempo dal sito www.veritasuarkeon.org. Di seguito i commenti alla sentenza da parte dell’avvocato difensore Maria Chiara Zanconi, di Vito Carlo Moccia e della Dott.ssa Raffaella Di Marzio, una delle più note esperte italiane di fenomeni religiosi.

AVV. MARIA CHIARA ZANCONI – coordinatrice del team legale di Vito Carlo Moccia

“Vito Carlo Moccia – dopo anni di persecuzione giudiziaria - è stato assolto da ogni capo d’imputazione, tranne l’associazione per delinquere finalizzata all’abuso di professione psicologica, che deriva dal fatto che Moccia pur essendo laureato in psicologia per Sua scelta non si era mai iscritto all’Albo, punto per il quale proporremo appello. Il dibattimento ha permesso di dimostrare che le accuse mosse agli imputati erano infondate: niente maltrattamenti a minori, niente truffa né semplice né aggravata, niente abuso di professione medica poiché è stato accertato che mai Moccia ha consigliato ad alcuno di non rivolgersi alla medicina ufficiale, niente procurato stato d’incapacità di intendere e di volere, niente di tutto ciò di cui Moccia era stato accusato sia nelle Aule di Tribunale che fuori, specie sui vari siti dei movimenti “anti-cult”. 

Tutto inventato di sana pianta, assoluzione piena anche dall’accusa di calunnia, per essersi difeso contro-denunciando chi con accuse immotivate infangava la sua reputazione. Ovviamente niente abusi sessuali e niente istigazione al suicidio, che pur non essendo mai stati contestati dalla Procura erano stati ‘denunciati’ in modo del tutto strumentale e infondato in vari siti internet e trasmissioni televisive. Nessuna richiesta delle persone fisiche e associazioni anti-cult che si era costituita parte civile per chiedere ingenti indennizzi in denaro è stata accolta. L’unico risarcimento è all’Ordine degli Psicologi, per i motivi sopra esposti, ma la cui richiesta non è stata liquidata dal Giudice penale, se ne discuterà eventualmente in sede civile. 

Pertanto in questo processo penale nessun danno dovrà essere risarcito, perché nessun danno è stato arrecato. Ma quello che conta di più è che quella che era stata strumentalmente definita come “la più grande psicosetta mai esistita in Italia” si è rivelata essere ciò che abbiamo con forza sempre sostenuto: un gruppo di miglioramento personale, in cui le persone del tutto volontariamente e senza costrizione alcuna partecipavano a seminari per poche centinaia di euro cadauno, e rivivevano le esperienze del passato ragionando sulle stesse per migliorare il proprio futuro. Nulla di questo – ha confermato oggi la Magistratura – è un reato. C’è da chiedersi ora chi restituirà a Vito Carlo Moccia tutti questi anni di offese infamanti e sofferenze subite.”


VITO CARLO MOCCIA – principale imputato del processo “Arkeon”

“Ho sempre avuto fiducia nella giustizia, e ancor più fiducia in Dio, in cuor mio sapevo che nulla sarebbe potuto accadere se non l’affermazione della verità. Il teorema della “psicosetta” è stato completamente smontato dal Tribunale. Ma nel frattempo, nel corso di questa lunghissima odissea giudiziaria durata anni, un’associazione come Arkeon – che ha sempre sostanzialmente operato nel rispetto della legge – è stata stroncata, chiusa a forza, i membri inquisiti e le loro vite rovinate.

 Arkeon era un luogo dove riflettere, dove migliorarsi, per alcuni anche un luogo dove ritrovare la fede: siamo stati dipinti in modo strumentale come persone spregevoli, quasi dei demoni, i nostri figli sono stati insultati a scuola, qualcuno di noi ha perso il lavoro, io stesso sono stato rovinato – nella salute e non solo - da persone malintenzionate che hanno manipolato i fatti, alterato la verità, inventato bugie di sana pianta. L’unico ‘crimine’, se così si può dire, mio e dei miei collaboratori, è di non essere iscritti all’epoca all’Albo degli Psicologi: va bene, pagheremo il giusto per questo, ma da qui a ciò che si è detto e scritto su di noi e sull’Associazione Arkeon vi è un abisso. Ora finalmente la giustizia ha fatto il suo corso, spazzando via tutte quelle assurde fandonie. Ma qualcuno dovrà rispondere di tutto ciò, del male che ha fatto, dei danni che ha creato con false accuse e del sensazionalismo mediatico manipolato ad arte per accreditare la tesi di un ‘gruppo settario’ che non è mai esistito.”

PROF. RAFFAELLA DI MARZIO – Psicologa e Docente, una delle più note esperte italiane di nuovi movimenti religiosi, autrice del volume “Nuove religioni e sette”

“Sono una delle prime studiose che si è pronunciata affermando che l’Associazione Arkeon non era una setta, perché non ne aveva minimamente le caratteristiche, dal momento che – tra l’altro – si entrava e si usciva come si voleva e non si veniva mai neanche richiamati per fare nuovi corsi. Le sette esistono, ovviamente, ma non tutto può essere definito setta, non si può fare di tutta l’erba un fascio. Per questa presa di posizione onesta, chiara e trasparente sono stata anch’io perseguitata e indagata, con una successiva archiviazione del procedimento per totale infondatezza della notizia di reato: vi era un tempo in cui chiunque si avvicinasse ad Arkeon anche solo per studiare con obiettività quel gruppo, veniva violentemente attaccato come ‘complice di una pericolosa psico-setta’, setta che in realtà anche la Magistratura ci conferma oggi non essere mai esistita.  

La strategia di certi gruppi anti-cult estremi era chiara: attaccare Arkeon, distruggere l’associazione e la sua credibilità, umiliarne i membri, guadagnare denaro chiedendo presunti danni, e soprattutto usare il caso Arkeon come ‘bandiera’ per chiedere a gran voce la reintroduzione del reato di plagio, un’arma impropria e fascista in mano a pochi per mettere in discussione la libertà di credo nel nostro paese, operazione alla quale si sono probabilmente prestati anche alcuni membri della “Squadra Anti-Sette” del Ministero dell’Interno, nonché alcuni politici, forse manipolati anch’essi o comunque all’oscuro delle reali dinamiche proprie dei nuovi movimenti religiosi. 

 Il caso Arkeon è epocale: migliaia e migliaia di cittadini onesti sono stati perseguitati, e la loro vita è stata letteralmente rovinata da gruppi antisette estremisti che hanno fatto una propaganda abietta, vergognosa ed allarmista, propaganda che la sentenza di oggi dimostra non aver avuto alcun fondamento.”


 

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