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domenica 9 novembre 2008

Tasselli di esperienza - Sesto Tassello


Un povero diavolo

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AVVISO
La maggior parte delle notizie che riporto le ho attinte dal libro di Antonella Beccaria "Bambini di Satana". Se ci fossero inesattezze o errori nella ricostruzione dei fatti e nel modo in cui si descrive il ruolo di alcuni protagonisti della vicenda vi invito a segnalarlo nei commenti oppure scrivendo alla mia email (rdm@dimarzio.it).
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Questo tassello è ispirato da un libro che mi è stato segnalato qualche giorno fa e che ho letto con molto interesse rubando anche qualche ora al sonno.

Si tratta del libro di Antonella Beccaria intitolato "Bambini di Satana", pubblicato nel 2006. Il libro, pubblicato anche sul mio Portale, racconta, a circa 10 anni di distanza, le vicende giudiziarie di Marco Dimitri, presidente dell'Associazione Bambini di Satana.


Una ricostruzione puntuale e sintetica della vicenda si trova anche nella tesi di laurea di Simone Zanin, pubblicata sul sito del CESNUR, di cui riporto un estratto in questo Blog.

Una Scheda sui Bambini di Satana è pubblicata sul Sito del CESNUR.


Il libro di Antonella Beccaria ricostruisce la vicenda partendo da un fatto ormai assodato: quello dei Bambini di Satana è stato un caso di errore giudiziario, una vicenda giudiziaria incredibile, costruita sul nulla, che ha avuto per protagonista un satanista.

La lettura di questo libro mi ha ricordato vicende
che ho vissuto personalmente perchè, nel 1996, quando cominciarono i problemi giudiziari per Dimitri e altre persone a lui vicine, ero associata al GRIS da un paio di anni. L'associazione si chiamava ancora "Gruppo di Ricerca e Informazione sulle Sette" (oggi la parola "setta" è scomparsa ed è stata sostituita con la parola "socioreligiosa").

Ero una novellina e non ancora riuscivo ad orientarmi in un mondo così complicato e anche così pieno di mistero, dolore e malvagità. Era un mondo per me ancora molto "oscuro", in tutti i sensi.


Quando scoppiò il caso Dimitri lo considerai, come tutti coloro che erano coinvolti nel GRIS, un caso di satanismo selvaggio, uno dei pochi venuti finalmente alla luce dove il capo e i suoi gregari erano stati smascherati grazie alla coraggiosa testimonianza di una fuoriuscita pentita e all'impegno anche di esponenti del direttivo dell'associazione di cui facevo parte.

Era giusto e doveroso che le forze dell'ordine e la magistratura facessero luce sui fatti e punissero a dovere i satanisti criminali.
All'interno dell'associazione circolavano voci sul fatto che persone impegnate nella sede bolognese, insieme ad altri sacerdoti ed esorcisti del posto, avevano collaborato allo smascheramento della setta satanica, ma di dichiarazioni ufficiali non ce n'era nessuna.

Io, almeno, non sapevo nulla di più.

Personalmente interpretavo il silenzio e la reticenza di persone del GRIS, a cui di tanto in tanto mi rivolgevo per chiedere informazioni, come segno dell'importanza di mantenere il riserbo sulle notizie durante l'indagine.


Quello che non capivo era, però, la massa enorme di notizie che venivano pubblicate sui giornali riguardo alle accuse e alle testimonianze della supertestimone, le interviste rilasciate da esponenti bolognesi del GRIS e da esorcisti famosi come Padre Amorth.
Insomma: sembrava che tutti sapessero tutto, i giornali erano superinformati su Dimitri e i suoi "omicidi rituali", le interviste agli esperti erano all'ordine del giorno, tutti parlavano, testimoniavano, pubblicavano.

Le mie domande, invece, sembravano fuoriluogo e non ottenevano risposta. Ero una novellina: chiedevo spiegazioni per imparare e comprendere, a capire cosa stava avvenendo e quale fosse il ruolo dell'associazione di cui facevo parte in quella vicenda.


La domanda semplice semplice che ho rivolto più di una volta a persone esperte che rivestivano un ruolo direttivo nel GRIS era questa: "Ma davvero Dimitri ha fatto quello che c'è scritto sui giornali? Davvero voi conoscete la testimone come dicono i giornali e il piccolo Federico che è stato messo nella bara con il cadavere di Margherita?"

La risposta era evanescente: "Sappiamo, sappiamo, ci sono i testimoni. Dimitri? E' un satanista: qualche cosa DEVE aver fatto ... non spetta a noi dire se è colpevole. Ci penserà la giustizia".

A dispetto delle risposte evasive e delle frasi lasciate a metà, nel frattempo Radio Maria trasmetteva una trasmissione nella rubrica condotta da Giuseppe Ferrari sul satanismo e il P.M. Lucia Musti veniva intervistata nel corso della trasmissione, l'Osservatore Romano si coinvolgeva direttamente pubblicando alcuni articoli sull'argomento, di cui uno a firma dello stesso P.M., proprio mentre il processo a Dimitri cominciava.


Insomma: non se ne poteva parlare, ma TUTTI parlavano.

Nel GRIS c'era un clima di soddisfazione per quello che stava accadendo. Finalmente un satanista stava per essere condannato per i crimini terribili di cui si era macchiato.


Ricordo, in particolare, una sera in cui rimasi piuttosto colpita dall'immagine di Dimitri che campeggiava su un megaschermo mentre veniva intervistato durante una nota trasmissione televisiva, in collegamento da Bologna. Mi sembrò veramente una persona strana, un individuo poco raccomandabile (secondo quelli che sono i miei canoni di "persona raccomandabile"). Dimitri, visibilmente "imbestialito" e incapace di controllare il suo stato d'animo, accusava in diretta una nota antropologa, molto conosciuta in Italia, che era in studio: a suo dire l'antropologa aveva detto (o scritto) una menzogna: che le pareti del suo appartamento erano cosparse di sterco. La risposta data dall'antropologa a questa accusa fu che la notizia gli era stata "passata" da una terza persona.


Certo i temi del "dibattito" diquella trasmissione erano anche altri, ma questo esempio la dice lunga sull'attendibilità di certe fonti "antisataniste" o, meglio, allora, "antidimitri".


Fatto sta che a una novellina come me quella trasmissione non fornì alcun chiarimento sulla vicenda: contribuì, però, sicuramente a rafforzare l'immagine negativa che già avevo di Marco Dimitri e della sua setta.


Uso la parole "immagine" perchè è proprio quello che stava accadendo: tutto si basava su una immagine,
cioè, una "impressione, idea che un personaggio fornisce di sé al pubblico in base all’aspetto o al modo con cui si presenta".

Era solo un'immagine, quella di Dimitri, e io credevo che fosse realtà.

Il satanismo è qualcosa che personalmente mi ripugna, Dimitri non mi ispira alcuna simpatia neanche oggi, ma quello che gli è successo rimane comunque a mio avviso gravissimo.

Oggi mi rendo conto che a credere alla verità di quella "immagine" non ero sola e non erano solo quelli del GRIS a condividerla ma milioni di persone: tutte quelle che leggevano i giornali, sentivano la radio e guardavano la televisione.

Leggendo il libro di Antonella Beccaria, di cui citerò alcune parti tra virgolette e in diverso colore, oggi ho potuto riflettere su quegli anni e ho anche compreso molto di più su quanto accadde allora e sul ruolo del GRIS nella vicenda.

Antonella Beccaria riferisce che il primo contatto tra il GRIS e i protagonisti di questa storia "risale infatti all’agosto 1995, quando il padre di Elisabetta Dozza (n.d.r. la supertestimone), che si sarebbe messa a frequentare satanisti, chiede proprio all’associazione di via del Monte (n.d.r. la sede bolognese del GRIS è a Via del Monte) informazioni su Marco Dimitri e sul suo gruppo. A ottobre, poi, nel momento in cui si inizia a ipotizzare che Federico (n.d.r. il bambino di tre anni che sarebbe stato violentato da Dimitri e compari e poi messo nella bara insieme al cadavere di Margherita) sia stato vittima di un abuso rituale satanico, la madre del bambino si rivolge a Padre Dermine. Nello stesso periodo anche la madre di Elisabetta torna a chiedere supporto per la figlia. Gli psicologi consigliati alle famiglie vengono indicati dal gruppo di studio".

Dalla ricostruzione dell'autrice sembra che tutto sarebbe cominciato con la segnalazione di familiari che avevano problemi con i loro figli (Elisabetta e Federico), li attribuiscono a Dimitri e alla sua setta e si rivolgono ad un centro d'ascolto locale per chiedere aiuto: richieste di aiuto come tante altre che giungono ai centri d'ascolto. I familiari, in questo caso, erano preoccupati per i loro figli presunte "vittime" di una setta satanica. La vicenda comincia, quindi, come molte altre simili, di cui ho parlato nel Primo Tassello.

Nella sua ricostruzione Antonella Beccaria continua così:
"... nel momento in cui viene formulata la prima ipotesi di reato, la sede del Gris diventa una tappa obbligatoria anche per i carabinieri, come confermano le deposizioni del maresciallo Cabras datate febbraio 1996, i quali si avvarranno degli esperti che si trovano qui per farne i propri consulenti. Inoltre il Gris già conosceva i Bambini di Satana, essendo stato oggetto di alcuni scherzi telefonici da parte di Dimitri, ma – più importante – ricevendo le fanzine che i satanisti curavano e diffondevano. In seguito i contatti con le forze dell’ordine sono stati caratterizzati spesso da richieste di bibliografia sull’argomento e informazioni circa i rapporti che esistevano tra le sette sataniche attive in Italia".

Anche questo è un copione che si ripete continuamente quando si ipotizzano reati avvenuti all'interno di gruppi religiosi e parareligiosi. Le informazioni provengono quasi sempre da associazioni di vittime: l'uso che se ne fa dipende molto dall'autorità giudiziaria che indaga e dal pubblico ministero. Come ho già chiarito nel Quarto Tassello il problema dell'attendibilità delle informazioni e dell'uso che di esse fanno i magistrati e le forze dell'ordine è un problema molto serio. Il caso Dimitri ne è un esempio emblematico.


Dimitri finisce in galera alla fine di gennaio del 1996 e poi di nuovo per 400 giorni nel giugno dello stesso anno.

I suoi avvocati non avranno molta difficoltà a "dimostrare che le date delle presunte violenze (n.d.r. lo stupro di Elisabetta) sono inverosimili, che non si può impacchettare a mo’ di caramella un quadro maledetto grande quasi quanto una parete per portarselo in giro in vista dell’ennesima messa nera. O ancora che i corpi delle vittime di un sacrificio rituale non avrebbero potuto entrare in un fornelletto usato, secondo la ricostruzione dell’accusa, come crematorio improvvisato perché le sue dimensioni non sarebbero state sufficienti a cuocere neanche una torta di matrimonio". "Non si trova traccia nemmeno del referto del pronto soccorso stilato dal medico che avrebbe visitato Elisabetta Dozza la notte della violenza, che avesse usato nome vero o falso".


Ogni particolare rivelato dalla ragazza si rivela senza fondamento. Per esempio quello del "Maestro": allo stupro di Elisabetta avrebbe partecipato anche un misterioso personaggio chiamato "il Maestro". Si capirà dopo che il fantomatico Maestro è Damiano Berto un personaggio un pò sui generis che "per arrotondare, dà ripetizioni private a studenti zucconi. Con queste parole si spiega l’origine del soprannome, il “Maestro”. Tuttavia il giorno del presunto stupro Berto non era neanche in Italia, ma in Thailandia.


La data dello stupro viene spostata di una settimana ma anche questa volta le cose si mettono male: nella presunta notte dello stupro Elisabetta non subisce alcuna violenza ma è fuori con il fidanzato. La prova è una multa che quest'ultimo prende, mentre è in macchina con lei, per essere passato col semaforo rosso.

Molto presto arriva la seconda accusa: Dimitri ha messo un bimbo di tre anni, Federico, in una bara dove c'era il cadavere di una donna: Margherita, dopo averlo violentato insieme agli altri.

Ma chi è Federico? Federico è un bambino che comincia a manifestare comportamenti strani: vuole solo latte e non cibi solidi, non vuole che gli venga cambiato il pannolino, si irrita se ad accurdirlo è il padre, si sveglia terrorizzato nel corso della notte, denota stati d’ansia e diventa incontenibile quando la madre, psicologa, esce per andare al lavoro.

Federico inizia una terapia e a casa con lui in quel periodo, ci resta la baby sitter, vivace quattordicenne cugina di Federico. Quest'ultimo
, a cui nel frattempo è nata una sorellina, non migliora. La baby sitter viene mandata via e più tardi sarà accusata di aver portato il bambino (la preda di Dimitri) nella setta.

Poichè la famiglia di Federico è convinta che il bambino sia influenzato o posseduto dal diavolo, lo affida a un esorcista del posto. Federico viene esorcizzato e, successivamente, di lui si occuperà anche un altro religioso che già si sta occupando del recupero di Elisabetta.

Intanto il numero degli indagati arriva a nove: tra essi anche Efrem Del Gatto (satanista romano), il marchese Bevilacqa e la baby sitter di Federico, persone che poi saranno ritenute del tutto estranee ai fatti. Il "povero" Efrem Del Gatto sarà tirato di nuovo in ballo perfino dopo l'assoluzione di Dimitri e degli altri, in una inchiesta successiva del 1999, quando era deceduto già da tre anni per un attacco cardiaco.

Ma torniamo alle indagini. Antonella Beccaria, nel suo libro continua: "Allora, tirando le fila, Federico ha comportamenti strani e da questi si desumono le violenze, Elisabetta le conferma sostenendo di aver partecipato in prima persona ai riti e ad avvalorare le parole della ragazza entra in gioco l’esorcista, padre Clemente Leonardi. Di riscontri, al di là delle parole dei testimoni, neanche l’ombra".

La stampa comunque procede nell'amplificazione del panico e alza il tiro: grazie al Resto del Carlino nasce anche la "Bambini di Satana Corporation": le notizie di riti e gruppi satanici attivi sotto l'egida di Dimitri arrivano ormai da ogni parte d'Italia: Pompei, La Spezia, Roma, Sondrio ecc.

"I
Bambini di Satana saranno ritenuti responsabili di sacrifici rituali, omicidi efferati consumati insieme a personaggi insospettabili all’interno delle loro sontuose abitazioni. Le vittime sarebbero un immigrato, bambini rom e forse anche un senza fissa dimora. Peccato però che non si riesca a trovare neanche uno straccio di cadavere per avvalorare questi racconti". Ma si fa presto a trovare una spiegazione per l'assenza di cadaveri: sono stati bruciati e, a suffragio di questa tesi, si ipotizza che sia stato utilizzato il "famigerato" fornelletto della casa di Dimitri.

L'ultimo passo verso la tesi del megacomplotto è fatto: esiste un "terzo livello". Nel giro satanico, infatti, sarebbero coinvolti notabili e persone altolocate. Un primo esempio di questi presunti personaggi intoccabili e potentissimi è il malcapitato Ippolito Bevilacqua Ariosti, un marchese bolognese, il quale "apprende, nel novembre 1996, del suo coinvolgimento nell’inchiesta bis sui Bambini di Satana dal “Resto del Carlino”. Scopre così di essere indagato per omicidio e la sua casa viene perquisita. Si trova solo un panno nero che potrebbe essere prova di satanismo. In realtà era un panno utilizzato per coprire il pianoforte e che veniva usato solo dalla domestica.

Sarà sempre dalla stessa testata che il marchese verrà a sapere, nell’agosto del 1998, dell’archiviazione del ramo di indagine che lo vede chiamato in causa. "Davvero il procedimento che mi riguarda è stato archiviato? Mi dà una bella notizia, non lo sapevo ancora. Anche se lo sospettavo, visto l’esito del primo processo commenterà il marchese stesso".


Ma torniamo al "terzo livello". Ricordo bene che in quegli anni sentivo spesso parlare dell'esistenza di un "terzo livello" in ambienti antisette e all'interno di associazioni di aiuto alle vittime. Mi dicevano che si trattava di persone potenti e insospettabili che guidavano le fila del satanismo in Italia e nel mondo, tutti collegati tra loro e potentissimi.

Come dice Antonella Beccaria: "Detto in altre parole, Dimitri e soci sarebbero troppo scalzacani per essere più di semplici mercenari dell’occulto che, alla fin fine, agirebbero con l’unico scopo di vendere carne umana, meglio se di bambino. A questo punto, il timore per il pedofilo è tangibile...".


Io ero terrorizzata all'idea che esistesse un terzo livello d'importanza superiore a Dimitri e al suo gruppo: se loro erano così criminali cosa potevano fare quelli che si trovavano ai vertici della piramide?

Quello che nessuno riusciva a spiegarmi era perchè si passasse dal primo livello (quello di Dimitri e compari) al terzo livello omettendo il secondo (chi si trovava al secondo piano/livello?). Non l'ho mai saputo fino a quando non ho scoperto che non era mai esistito alcun livello.

Questo e altro avrei scoperto qualche tempo dopo, quando cominciai a studiare e a non affidarmi "in toto" alle informazioni di seconda mano.


La conclusione della vicenda Dimitri è esemplare: restituisce un pò di fiducia nella giustizia. Egli viene assolto la prima volta
il 20 giugno 1997. Il Collegio giudicante legge il proprio verdetto che sentenzia l’assoluzione per gli imputati “perché il fatto non sussiste” per tutte le accuse “sataniche”.

"Il 2000 è l’anno dell’assoluzione in secondo grado per Marco Dimitri: il 25 gennaio, infatti, la Corte d’Appello conferma la sentenza di primo grado di due anni e mezzo prima chiudendo definitivamente il capitolo giudiziario dei Bambini di Satana senza arrivare nemmeno alla Cassazione".
Nel nuovo pronunciamento, del tutto simile a quello emesso dal giudice Sergio Cornia, si ribadisce l’innocenza di Dimitri, Bonora, Luongo e degli altri imputati. Viene confermata anche l’inattendibilità della supertestimone Elisabetta Dozza mentre, per quanto riguarda il piccolo Federico, si torna a dire che forse il bambino subì una qualche forma di violenza, ma più probabilmente gli fu intimato il silenzio dopo aver visto la cugina baby sitter avere rapporti sessuali con il suo fidanzato dell’epoca.

Al presidente dei Bambini di Satana sono andati centomila euro in denaro come risarcimento per ingiusta detenzione, denaro che è uscito dalle casse dello Stato, cioè dalle nostre tasche.


A distanza di più di dieci anni cosa ne è stato dei Bambini di Satana? Secondo Antonella Beccaria "Attualmente i Bambini di Satana annoverano più o meno 1200 iscritti. Ma gli attivisti non vanno oltre la ventina. La maggior parte di coloro che si tesserano lo fanno per via telematica e
non pagano nemmeno la quota associativa, una cinquantina di euro all’anno. Intanto il sito è cresciuto, raccoglie documentazione sul satanismo pagano e sulla cultura esoterica."

Dunque, la vicenda ha provocato molte sofferenze, ha segnato la vita di persone innocenti da entrambe le parti ma non ha eliminato Dimitri e i Bambini di Satana dalla faccia della terra, come qualcuno avrebbe desiderato.

Anzi: ha dato loro maggiore visibilità.

Non è servita neanche per prevenire altri delitti in altri gruppi satanici di bel altro spessore criminale come quello delle Bestie di Satana dove le forze dell'ordine sono intervenute quando le vittime purtroppo c'erano già state.


Non so quale sia stato il destino della supertestimone e della sua famiglia nè quello di Federico e della sua famiglia: spero che i loro problemi si siano risolti, ma se questo è avvenuto non è stato certo per lo scandalo e la caccia alle streghe provocata da persone che (mi ostino a pensarlo) erano in buona fede e facevano solo quello che ritenevano essere il loro dovere.


Sarebbe bello, tuttavia, che la vicenda Dimitri ci avesse insegnato qualcosa, specialmente a noi che ci impegnamo per dare aiuto, consigli e informazioni attendibili alle famiglie preoccupate per i loro parenti affiliati a qualche gruppo religioso "strano".


Nella sua tesi di Laurea Simone Zanin cita Jenkins (1992), che, "al termine del suo studio sui panici morali nell’Inghilterra della fine degli anni ’80 e dei primi anni ’90, pensa che gli allarmi sociali concernenti “donne” e “bambini” continueranno a propagarsi, a causa principalmente dell’irreversibile percorso di cambiamento della famiglia nel suo senso tradizionale e il senso di disagio connesso a questo processo sociale" e un altro studioso,
Stanley Cohen (1980), il quale "si chiede alla fine di un libro famoso: chi sarà il prossimo?".

Io trasformerei la sua domanda al plurale: chi saranno i prossimi?

Dopo Dimitri abbiamo avuto altri "demoni" e "streghe" messi sotto accusa
e ce ne sono ancora altri, oggi, messi sul patibolo mediatico. Non possiamo illuderci: ce ne saranno sempre perchè, come dice Lucarelli nella prefazione al libro di Antonella Beccaria:


"È anche su questo morboso e deviante fascino del male che questo libro fa riflettere. Su quell’ansiosa eccitazione che ci fa correre ai giornali tutte le volte che leggiamo quella parola, satanico, quasi fossimo assurdamente desiderosi di vedere avverati i nostri peggiori timori, invece di chiederci che cosa significhi esattamente quella parola, su cosa si basi concretamente il diritto di evocarla, e di pretendere correttezza e professionalità da chi la usa.
E poi, magari, estendere questa prudenza a tante altre parole altrettanto abusate dalla cronaca e dalla nostra fantasia".

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Come fantasie,purtroppo sono stata spesso testimone di tante che mi danno il volta stomaco per l'assurdo !

Mi hai ricordato un episodio in treno, di un bambino urlato da sua madre metre lui spontaneamente usava la mano sinistra per disegnare; lo esortava minaciosamente di tenerla dietro la schiena e lo obligava ad usare la destra. Diceva che "quella era la mano del diavolo". Imagini che non sono rimasta zitta d'avanti a questo e cercato di parlarne e quasi per protegere questo bambino che voleva solo disegnare e capiva poco delle urla di sua madre! No coment ! In paese ne ho viste e sentite altre sul diavolo, il mal occhio e l'imaginazione delle persone per disegnare "il colpevole" delle loro "disgrazie".

Fabia

Anonimo ha detto...

Buonasera,

volevo segnalare uno spezzone della trasmissione ndp su la7 di ieri, dal secondo minuto in poi. A primo avviso , forse, esso non sembrerà molto attinente, io invece ritengo che dica molto sui meccansimi giuridici-mediatici che è usuale vedere in casi giudiziari anche non controversi.

http://www.la7.it/approfondimento/dettaglio.asp?prop=repliche&video=22764

Può anche rimuovere il commento se lo ritiene superfluo.

cordialità

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Raffaella Di Marzio ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Marco ha detto...

Gent.ma Raffaella Di Marzio,
ho letto con molto interesse questo "tassello di esperienza". Io sono ateo e sono da sempre stato convinto che i non cattolici in questo paese siano perseguitati. Quello che non capisco è come mai in questo paese un gruppo come il GRIS, che monta casi incredibili contro "i satanisti" e gli altri gruppi non cattolici (chissà come mai i raggruppamenti come i Focolarini non vengono chiamate "sette" dal GRIS) e ignora le molte testimonianze contro il comportamento settario di organizzazioni come l'Opus Dei e i Neocatecumeni non sia ancora stato chiuso.
Mi è ancora più oscuro il motivo per cui i cattolici e le forze dell'ordine italiane (i cui appartenenti sono comunque in larga maggioranza cattolici) dedichino tanta attenzione ai satanisti, come se costoro fossero automaticamente dei criminali. Che differenza fa credere in un ente metafisico piuttosto che un altro? Se ci mettessimo a contare il numero di morti fatti nel nome di Cristo e il numero di quelli fatti nel nome di Satana, scommetto che il primo sarebbe di gran lunga maggiore.

Raffaella Di Marzio ha detto...

Le considerazioni di Marco richiedono a mio avviso qualche breve risposta:

1) Riguardo al GRIS si tratta di una associazione cattolica che ha ricevuto l'approvazione della CEI e come tale potrebbe essere chiusa solo se la CEI ritenesse di ritirare la sua approvazione. Cosa che mi sembra alquanto improbabile per una serie di motivi che sarebbe difficile qui elencare in sintesi.

2) Non credo si possano paragonare i morti causati da guerre di religione avvenute nel passato a episodi di assassini perpetrati all'interno di gruppi satanisti (ammesso che esistano e indipendentemente dal loro numero).
Gli assassini dovuti a guerre di religione o comunque legati a ragioni di tipi "religioso" sono stati causati da una strumentalizzazione umana di idee e valori religiosi (in questo caso ci riferiamo a valori cristiani) utilizzati per fini di potere personale (economico-politico-militare). I valori cristiani hanno come base fondante l'amore per il prossimo e anche per i nemici.
Le idee propugnate da grupppi satanisti hanno come nucleo fondante il "fai ciò che vuoi" e, secondo studiosi del fenomeno, "Il satanismo in senso stretto è un movimento che si interessa al personaggio chiamato Diavolo o Satana nella Bibbia, e ne fa il punto di riferimento principale della sua ritualità. “Satana” può essere considerato semplicemente uno stato di coscienza superiore dell’uomo (come nel satanismo
“razionalista”, che talora tende verso l’ateismo militante), ovvero un personaggio preternaturale (satanismo “occultista”): ma la centralità di Satana nel discorso e nel rituale (diversa da qualche semplice riferimento metaforico di carattere anticristiano, che si ritrova in numerosi gruppi) è essenziale perché si possa parlare di satanismo".
Questa definizione è tratta dall'Enciclopedia delle religioni del CESNUR.
Mi sembra ovvio che, se satana è un modello, i valori del modello
saranno tali anche per il suo seguace, e satana, come personaggio biblico, ma anche solo come simbolo, rappresenta la menzogna, la violenza, la brutalità, il "male", comunque lo si voglia vedere.
Da questo deduco che i "morti" causati da odio religioso di cristiani nei secoli passati e i
"morti" causati da gruppi che propugnano filosofie e prassi che, per definizione, attuano il male non si possano paragonare tra loro.

3) Concordo sul fatto che non tutti i satanisti siano criminali e che il binomio satanista-criminale sia uno stereotipo pericoloso, anche se all'interno di alcuni gruppi satanisti sono stati effettivamente compiuti dei reati

3) In quanto alla questione di prestare attenzione e "correggere" i comportamenti settari di gruppi cattolici concordo con lei, ma è difficile, come sempre, togliere la trave dal proprio occhio ed è più semplice accusare gli altri della pagliuzza che hanno nel
proprio.