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sabato 9 marzo 2013

Un' italiana a Londra: esperienze indimenticabili


Il Pub che era una volta la Bank of England
Ci sono parecchi aneddoti che potrei raccontare sulla mia permanenza a Londra, ma sono esperienze che non si possono scrivere. 

Andrebbero narrate in un contesto diverso da quello freddo e distaccato di una tastiera. 

Tuttavia uno di essi vale la pena di ricordarlo, tra l'altro è anche il primo in ordine di tempo.

La prima persona che ho incontrato alla LSE è una ragazza giapponese che aspettava l'apertura del dipartimento. Eravamo entrambe in anticipo. Ci siamo presentate e abbiamo scambiato qualche parola. Il giorno dopo mi chiede se ho una pagina facebook e così diventa una dei miei amici.

La rivedo qualche giorno dopo nell' Old Bank Of England Pub, dove si è svolto il primo dei Social Programs. Mi guarda con un'espressione completamente diversa: occhi sgranati e atteggiamento quasi timoroso.

Io capisco che c’ è qualcosa di strano, mi avvicino e le chiedo come sta. Lei non mi risponde ma continuando a fissarmi mi chiede: "Are you a teacher?" "Yes, I am", rispondo. E lei:  "Ohhhhhh".

Subito dopo si alza dalla sedia, viene verso di me e si inchina di fronte a me. L'inchino non era accennato, era molto marcato e, per questo, anche gli altri la guardano stupiti, mentre io rimango lì impalata.

Non potevo crederci: aveva letto sulla mia pagina facebook che lavoro faccio e da quel momento ha cominciato a comportarsi in modo diverso. Ora, quando ci incontriamo, ha sempre un atteggiamento un pò protettivo e deferente verso di me. Così mi sono ricordata di aver letto, un po’ di tempo fa sul Web, questa notizia:  “In Giappone gli unici cittadini che non sono obbligati ad inchinarsi davanti all’imperatore sono gli insegnanti. Il motivo è che i giapponesi sostengono che senza insegnanti non ci possono essere imperatori“.




Un'altra esperienza significativa che voglio condividere è il mio pomeriggio passato ad assistere a un dibattito in corso da alcuni giorni presso la House of Lords nel Palazzo di Westminster dove si riunisce anche  la House of Commons. Dopo diverse tappe per superare il sistema di sicurezza mi sono guadagnata il mio tesserino e sono finalmente arrivata nella House quando la discussione era già iniziata.


Purtroppo non si potevano scattare fotografie, per ovvi motivi, fatta eccezione per la grande Westminster Hall che è la Sala più grande dalla quale si accede alle due Houses e al resto del Palazzo, dove si svolgono anche altri  dibattiti.

La House of Lords è riccamente decorata, con il trono d’oro massiccio la cui bellezza lascia senza parole. I posti a sedere in aula sono foderati di tessuto rosso, motivo per cui la Camera è talvolta chiamata "Camera Rossa" (Red Chamber). I sostenitori del governo siedono su panche a destra mentre i membri dell'opposizione sono seduti a sinistra.

Appena arrivata  ho passato i primi cinque minuti ad osservare le meraviglie della House senza riuscire a concentrarmi su quello che i Lords dicevano. Ma quando ho cominciato ad ascoltare mi sono resa conto dell'importanza dell'argomento.

Il dibattito a cui ho assistito riguarda la legge "Enterprise and Regulatory Reform Bill - Report (day 2) [Viscount Younger of Leckie]. Si è aperto con l’intervento di Lord Harries of Pentregarth, vescovo anglicano, che ha chiesto di inserire un emendamento nel testo della  legge Equality Act 2010, l’emendamento 73, sulla discriminazione a causa delle caste “caste discrimination”.

Nel suo intervento il Lord ha detto che in Gran Bretagna, nelle comunità indiane,  ci sono persone discriminate, nella sfera pubblica, che non vengono assunte o vengono maltrattate nel luogo di lavoro solo perchè appartengono a una casta. Lord Harries ha chiesto non solo di intervenire attraverso campagne di educazione e informazione, ma di far rientrare la discriminazione per casta nei casi di cui la legge si occupa in modo che questi comportamenti siano sanzionati, nello stesso modo in cui esistono leggi contro la discriminazione razziale che si sono rivelate utili ed efficaci perchè lo Stato, approvandole, interviene facendo capire ai cittadini che queste discriminazioni non possono essere tollerate.

Il Lord ha aggiunto che in India, Bangladesh e Nepal  ci sono leggi contro la discriminazione per casta ma in quei paesi, nonostante le leggi, questa idea è talmente radicata che non si riesce a risolvere il problema. In Gran Bretagna è diverso, la legge verrebbe fatta rispettare. Se quei paesi hanno una legge simile perché in Gran Bretagna non dovrebbe esserci?

Il vescovo ha continuato dicendo che, dai risultati di una indagine, risulta che nelle comunità indiane persiste la distinzione delle caste e che questo causa discriminazioni nei luoghi di lavoro, persecuzioni di indiani contro altri indiani che hanno l'unica colpa di essere nati in una determinata famiglia. Ecco perchè esponenti della Chiesa anglicana e della comunità indù chiedono che si intervenga con una legge che punisce questo tipo di la discriminazione.

Dopo quello del vescovo molto interessante è stato anche l’intervento di una donna indiana che ha raccontato quello che succede ancora oggi in India dove la distinzione tra caste causa  morti, persecuzioni e abusi  di ogni genere. Ci sono genitori che uccidono i figli perchè questi ultimi hanno sposato persone di un'altra casta. La donna ha anche detto che ci sono persone che appartengono alle caste potenti che non vogliono questo emendamento perchè si sentono minacciate da una simile legge.

Dopo diversi interventi di altri Lords su questo argomento una rappresentante del Governo  ha risposto affermando che il problema si può affrontare con iniziative educative  e che bisogna approfondire la questione per verificare esattamente quello che sta succedendo in Gran Bretagna. Dunque è necessario fare una ulteriore indagine sul fenomeno.

So che il dibattito è andato avanti anche nel giorno seguente e non so quale sia stato l’esito. Tuttavia l’esperienza di assistere a questo spaccato di vita politica “straniera” è stata molto arricchente e conto di ripeterla alla House of Commons.

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